“Ciò che rende bello il deserto è che da qualche parte vi è nascosto un pozzo.”
(Antoine de Saint-Exupery)
1. Il mondo non si ferma (nemmeno su una panchina)
Abbiamo perso le elezioni. Non è certo stata una sorpresa. Il mondo va avanti, a volte tocca dire purtroppo.
E’ stata l’estate degli incendi in Siberia e Brasile, sul cui fuoco ha soffiato l’indifferenza dei governi, quando non l’interesse implicito dei governanti. Incendi disastrosi che non sono che il segnale inesorabile di un tempo che passa senza che l’umanità prenda reale coscienza delle conseguenze disastrose del cambiamento climatico. Un cambiamento che tocchiamo con mano anche nella nostra città, dove gli eventi atmosferici estremi cominciano a fare purtroppo danni. A ben guardare il nostro futuro destano quasi simpatia gli allarmi verso l’invasione che non c’è. Nel mese di agosto 2019, sono sbarcati in Europa circa 6.560 migranti, di cui 3.258 in Grecia, 1.643 in Spagna, 1.006 in Italia, circa 705 a Malta. Eppure l’agenda politica in Italia pare (pareva) essere inesorabilmente travolta dal ciclone identitario e sovranista che ha inquinato i pozzi. Invece continuiamo a non avere notizie di Giulia Romano, e nel mentre nessuna novità è arrivata per avere Verità e Giustizia per Giulio Regeni.
Purtroppo la democrazia non è così scontata. In Italia come nel mondo. Ne sanno qualcosa nelle Filippine di Duterte, o ad Hong Kong da 15 settimane i cittadini lottano per non perdere le proprie libertà dietro le ombre della giustizia cinese. Addirittura la più antica democrazia del mondo, di fronte alla Brexit, ha fatto apparire la nostra improvvisamente una Democrazia matura. Ma questo grazie agli anticorpi istituzionali che ci hanno regalato i nostri padri costituenti. La democrazia e la politica quindi non può e non deve fare i conti con l’oggi, con l’ultima elezione o peggio l’ultimo sondaggio. Perchè solo grazie alle conquiste di ieri, che ci permettono oggi di cantare bella ciao, potremo garantire un futuro democratico, ai nostri figli.
2. La rivoluzione del Mojito
E’ evidente che nessuno, sino a metà agosto, si sarebbe aspettato quello che è successo al Governo del nostro paese. Quello che lascia più spiazzati è la velocità dei cicli politici attuali. Una velocità che oltre alla confusione, diceva qualcuno un tempo, porta opportunità. A qualcosa deve quindi servire non avere più un Ministro della Paura al Governo: possiamo fermarci un secondo, tirare il fiato, respirare profondamente e ripartire con ancora più convinzione rispetto a prima quando vedevamo l’ombra nera calarci dall’alto. Oggi quell’ombra si è dissolta forse per poco, sicuramente non del tutto, ma proprio per questo dobbiamo essere pronti a coglierne le opportunità. Oggi chi governa questa città non ha più una sponda automatica del Governo, pronto alle peggio marchette pur di sostenere un’amministrazione che ha ben poco su cui basare la propria azione amministrativa.
3. Riprendere in mano l’agenda politica
Nel nulla politico e amministrativo continueranno gli insulti, le panchine rimosse, i video, ora rigorosamente in HD e editati a spese dell’amministrazione, i meme e le foto epiche della “giunta che fa cose”. Ecco, fermiamoci qui.
Noi non dobbiamo rimanere succubi dell’agenda degli altri. Dobbiamo riprendere in mano l’agenda politica di questa città, che non significa solo porci il problema di come la vogliamo per i nostri figli, significa andare a conoscere le persone, comprenderne i problemi dell’oggi e fare proposte per risolverli. Significa infilarsi nelle contraddizioni e sfidare l’ipocrisia di chi amministra a suon di ordinanze contingibili e urgenti, come hanno saputo fare coloro che hanno risolto con l’umanità la vicenda di Elizabeth in Piazzetta Verdi. Grazie alla Camera del Lavoro e a tutti coloro che hanno lavorato perchè un problema divenisse una soluzione del problema sociale e non di un fantomatico problema di ordine pubblico, ma grazie anche a coloro che hanno rivendicato l’universalità di Bella Ciao come simbolo della nostra democrazia, come chi si è per primo opposto alla rimozione delle panchine o chi fotografa ogni giorno lo scempio di una Ztl sempre più offesa dal traffico privato.
4. Ricostruire la comunità
E’ necessario ricostruire una visione a lungo termine che sia patrimonio comune e al tempo stesso ricostruire la comunità che ad essa fa riferimento. Significa riallacciare i legami, comprendere le diversità del territorio, valorizzare i pensieri e
Per questo vogliamo ripartire da dove ci siamo lasciati. Riprendendo alcune delle proposte programmatiche e di elaborazione, tramutandole in azione politica.
Dobbiamo continuare ad elaborare, discutere e proporre.
Per questo oltre all’esecutivo provvisorio la proposta che facciamo è quella di ripartire dai gruppi di lavoro, che siano quelli che si sono costituiti prima delle elezioni o quegli stessi rivisitati secondo le emergenze che riteniamo vadano affrontate per prime, ad esempio quella ecologica e climatica.
Per questo inizieremo a lavorare per una Scuola di Politica, che sappia dare orizzonte culturale e scientifico alla nostra politica. Questo inverno lo vogliamo dedicare a vedere cosa succede intorno a noi
Dicevamo che dobbiamo ricostruire i legami: i legami con i territori ed i cittadini che li vivono ma anche i rapporti con le varie espressioni progressiste della città. Andare oltre gli steccati è stato il nostro obiettivo sin dalla nascita del progetto, ancor prima che divenisse la Città che Vogliamo.
Crediamo che la creazione, dal basso, dei Forum Sociali di Quartiere sia un tema da porre all’attenzione di tutti i soggetti e le comunità con le quali vogliamo ripartire insieme. Una primavera della partecipazione che permetta a tutti di portare in un luogo comune i problemi, per trovare insieme le soluzioni. Ripartendo dalle basi, con umiltà, con l’intento di condividere finalmente un’idea de la Città che Vogliamo per noi e i nostri figli. Mantenendo le specificità, ma unendo le forze e le idee.
5. La sfida delle Regionali
Si profilano mesi impegnativi e un appuntamento elettorale prossimo (con ogni probabilità il voto avverrà tra fine gennaio e febbraio) certo non meno rilevante delle recenti amministrative. Evidentemente le sorti della Regione interessano noi tutti e non intendiamo sottovalutare il rischio concreto che anche a livello emiliano-romagnolo si affermi la destra peggiore degli ultimi decenni. Per questa ragione vogliamo dedicare i prossimi mesi ad una riflessione approfondita e aperta a tutti i cittadini su programmi e ipotesi di coalizione. Non vi nascondiamo che il fermento è elevato e diffusa è la volontà di costruire un fronte democratico, civico, aperto anche ai cinque stelle, che sfoci in una proposta elettorale convincente e capace di opporsi all’avanzata dei partiti populisti dell’odio. Vi assicuriamo che come sempre la nostra discussione avverrà pubblicamente, ogni eventuale decisione sarà condivisa e insisterà principalmente sui contenuti. Ad oggi ciò che sappiamo è che il candidato dell’arco del centrosinistra sarà il governatore uscente, il quale ha già raccolto il sostegno di Articolo Uno, Sinistra Italiana e diverse reti civiche territoriali analoghe alla nostra. Per tale ragione abbiamo già ricevuto alcune sollecitazioni. Ricordiamo che la legge elettorale non prevede ballottaggi e apparentamenti successivi, dunque gli schieramenti dell’unico turno decidono le sorti del vincitore maggioritario. Non ci sfugge dunque di essere tutti detentori di una responsabilità decisiva. L’eventuale creazione su scala regionale di una lista civica ampia dovrà compiersi a nostro avviso evitando gli errori politicisti del passato che hanno disgustato la maggior parte dell’elettorato di sinistra, progressista e democratico.
6. Ripartiamo da noi
E’ per ripartire da noi che oggi facciamo una proposta di esecutivo provvisorio, che traghetti la Città che Vogliamo e Coalizione Civica verso un assetto più strutturato nel corso dell’anno prossimo. Ne abbiamo bisogno per esigenze organizzative, politiche e di rappresentanza. In queste settimane abbiamo avviato una serie di consultazioni, che ci hanno permesso di fare oggi una proposta aperta di persone che hanno accettato di prendersi l’impegno di lavorare per il futuro di questa città.
Per questo proponiamo di nominare un esecutivo provvisorio composto da Adam Atik, Federico Battistini, Irene Bregola, Leonardo Fiorentini, Nicole Gallerani, Marco Gozzelino, Arianna Poli, Ingrid Prosser e Martina Turola.
A loro chiediamo di ricominciare da subito a lavorare per ricostituire i gruppi di lavoro, organizzare una iniziativa di festa e riflessione entro metà di ottobre, predisporre l’avvio di una scuola di politica e ricostruire le relazioni con gli altri soggetti che, come noi, hanno una idea di città aperta, inclusiva, felice, coraggiosa e gentile.
Relazione approvata dall’Assemblea congiunta di Coalizione Civica per Ferrara e la Città che Vogliamo.
Ferrara, 16 settembre 2019